Ogni volta che utilizzi un prodotto, quando lo apri, lo sposti, lo riponi in un armadio o semplicemente quando lo trasporti, ma anche quando lo guardi, entra in gioco la sua ergonomia.
Non è semplicemente la “forma” del packaging, l’ergonomia è una vera e propria scienza e applicata allo sviluppo dell’imballo si traduce in una soluzione che facilita l’interazione tra consumatore e prodotto durante l’utilizzo.
Questo vale per tutti i prodotti, pensiamo al design dei telefoni cellulari degli anni ‘90. La ricerca del design del di Motorola e Nokia, gareggiavano quotidiamente per la loro forma, il più comodo, il più resistente, il più fico. Il più ergonomico.
Pensate davvero che un packaging che andava in caduta nel vending da metà anni ‘90 non dovesse prevedere la tutela del prodotto all’interno?
Non vi ritorna in mente il mega rumore di una lattina espulsa da una vending machine, oggi anche questo sistema è cambiato, infatti puoi aprire la tua Coca senza aspettare i soliti 35/40 secondi, oppure adottare il trucchetto di dare 4 pinghelle sul top della lattina per far salire le bollicine.
Ogni cosa ha il suo tempo, mode, cambiamenti di stile quotidiano, la percezione delle forme molto spesso ci sfuggono perché le diamo scontate e solo se ci fermiamo a riflettere capiamo le differenze.
Ora vi voglio proporre un esercizio, penso che la maggior parte di voi abbia in mente Lindor, il prodotto di punta della Lindt. Prova a pensare alla sua crosta vellutata con la cremosità del cioccolato interno, e alla sua forma sferica che rotola sul palato giocando con la lingua. Ora ferma tutto e pensa alla stessa ricetta, lo stesso cioccolato, la stessa pralina, ma a forma di parallelepipedo.
Avrebbe tutto un altro gusto e non sarebbe più così buono come il Lindor, questione di percezione! Strano vero? Ma così è!
Questo vale esattamente per il packaging in modo speculare.
Un packaging ergonomico è un packaging che permette al consumatore di utilizzarlo in modo più facile, semplificando il singolo processo legato all’utilizzo e questo deve tradursi anche in una maggiore maneggiabilità in tutte le fasi della distribuzione.
Ecco perché la sua importanza è cruciale per il successo del prodotto, infatti è uno di quegli aspetti che influenzeranno in maniera determinante l’esperienza del consumatore creando i presupposti per un acquisto ripetuto o per la ricerca di una soluzione alternativa nella stessa categoria merceologica.
Oggi lo sviluppo di una confezione ergonomica viene affrontato in 3 modi:
1. Ergonomia dello “stupore”
Uno studio packaging ergonomico finalizzato a stupire il consumatore dove si pensa prima all’aspetto estetico che alla sua funzionalità e all’esperienza pratica.
In pratica conta solo all’impatto visivo.
Vedendolo resterò colpito da un concetto completamente nuovo. Purtroppo sono soluzioni che hanno vita breve – catturano l’attenzione, ma il loro successo dura quanto un fuoco di paglia – perché non riescono a tradursi in un utilizzo reale. Inoltre sono spesso utilizzate per compensare le carenze di un prodotto povero di idee, senza elementi di unicità o differenzianti.
→ Coincide solitamente con il classico approccio di sviluppo creativo che punta tutto su una soluzione originale senza considerare cosa serva al prodotto (per comunicare esattamente le sue caratteristiche) né tantomeno cosa serva al consumatore (per comprendere il messaggio e per utilizzare il prodotto stesso).
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2. Packaging ergonomico funzionale
In questo caso lo studio della struttura del packaging punta in maniera specifica a esigenze pratiche del consumatore che fino a quel momento non hanno trovato risposta nei prodotti esistenti in commercio. L’impugnatura della pistola a spruzzo del detergente con la sagoma delle dita della mano per facilitarne la presa, un flacone di shampoo con un’apertura agevolata con la singola mano bagnata per facilitarne l’utilizzo in doccia e rendere la presa più salda (evitando che scivoli facilmente), sono due esempi classici di come il packaging attraverso la sua ergonomia può rispondere a bisogni specifici del cliente caratterizzando inevitabilmente anche l’immagine del prodotto.
3. Unicità di un packaging ergonometrico.
Quando si lavora con prodotti caratterizzati da forti elementi distintivi si parte con il piede giusto. Inoltre saper identificare chiaramente questi elementi nella fase di briefing col cliente (ne ho parlato nei dettagli in questo articolo) rende tutto ancora più preciso.
→ Quando l’ergonomia è al servizio oltre che del consumatore finale, anche degli elementi differenzianti del prodotto, si crea quello che più volte ho definito “effetto magia”.
Parlo di una soluzione di packaging capace di utilizzare la creatività come strumento per rispondere ai bisogni del cliente. In questo caso il bisogno a cui rispondere è duplice: la natura del messaggio e l’utilizzo finale del prodotto.
Succede quando il packaging dice chiaramente perché il prodotto è differente e come potrà essere utilizzato dal consumatore finale.
Ci sono aziende in Italia che sono senz’altro maestre in questo, il primo esempio conosciuto da tutti è la confezione di TicTac, prodotta da Ferrero nel 1969, inizialmente chimati “Refreshing Mint” successivamente col renaming “Tic Tac” derivato dal rumore dei 37 confetti che si trovano all’interno della confezione, ad oggi sul mercato in oltre 100 paesi al mondo.
Parte del suo successo è dovuta senz’altro al packaging. Partendo dalle dimensioni della confezione studiata per essere utilizzabile con la gestualità di una sola mano (studio ergonomico), infatti la confezione sta in una mano e la linguetta di apertura è a portata di pollice senza utilizzare la seconda per l’apertura, inoltre la confezione trasparente mostra il prodotto indicando il livello al consumatore. Quante caramelle restano?
Un altro esempio di successo dell’azienda piemontese, arriva nel 1972 quando lancia EstaThe con la stessa strategia: packaging ergonomico, bricco monodose con cannuccia.
Se stai pensando al tuo prodotto, al suo utilizzo finale e ad una scelta che premi i suoi aspetti distintivi non lasciarti incantare da chi ti propone il punto 1, non porti limiti e non soffermarti al punto 2, ma ragiona sul motivo per cui il tuo prodotto è differente da quelli della stessa categoria e procedi studiando come facilitare la vita del consumatore attraverso una soluzione ergonomica.
È questo il punto d’arrivo ideale per consentire al prodotto non solo di sopravvivere, ma di avere successo nel tempo!
L’approccio che ho deciso di applicare scientificamente in Packaging In Italy vede per questo nel briefing prima e nello studio ergonomico poi, una formula che assicura a ogni nuovo packaging di raggiungere il cliente a livello visivo (immagine e messaggio) e mantenere la promessa fatta attraverso l’utilizzo reale del prodotto (ergonomia che semplifica) e questo è ciò che garantisce a ogni prodotto di essere scelto e preferito nel tempo.
Se non hai valutato tutti questi aspetti con i tuoi uomini di marketing prima di lanciare il tuo nuovo prodotto sei in serio pericolo.
Partire senza queste valutazioni infatti significa buttare soldi e probabilmente assicura il fallimento del tuo prodotto una volta in distribuzione.
Ricorda che il risultato della tue vendite NON può avvenire se affidi tutto alla pura creatività, trovare la risposta per vendere deve invece includere un approccio scientifico al packaging.
Questi sono gli elementi da considerare ogni volta che si pensa all’ergonomia del prodotto.
Restare fermo nella tua condizione, pensando che comunque “le cose sono sempre andate così, bene o male e qualcosa ho venduto” non ti protegge dai cambiamenti del mercato che minano la tua stabilità e le tue quote ogni volta che arriva un nuovo prodotto.
Se hai trovato utili queste informazioni e sei deciso ad agire oggi stesso per capire come cambiare il destino dei tuoi prodotti, contattaci per conoscere nei dettagli cosa possiamo fare insieme.
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Entra nel mondo del marketing nel 1996, nel 1999 ha fondato Ardigia Marketing Funzionale, nel 2013 fonda Packaging in Italy, l’agenzia di Pack dal Design italiano.