Packaging e ambiente: le domande che tutti dovremmo farci

L’imballo è quella parte del prodotto che viene buttata dopo l’utilizzo del prodotto stesso.

È quindi responsabilità di chi progetta e produce packaging come di chi ne commissiona la realizzazione, valutare attentamente come ridurre al minimo sprechi inutili e impatti ambientali.

Infatti, quello che fino a un decennio fa era visto come un elemento di sensibilizzazione, oggi è una vera e propria necessità. In particolare per certe materie e in certe zone del mondo potrebbe essere definita una vera emergenza.

Ormai è impressa nella memoria di tutti noi, il servizio al telegiornale dopo le feste natalizie dei cartoni buttati per strada. Se noi per primi con i materiali e con i messaggi subliminali delle confezioni sensibilizziamo il consumatore, tutto ciò, potrebbe non accadere.

 

Quali elementi considerare per valutare l’impatto ambientale del packaging?

Analizzando il problema potremmo riassumere in 4 le componenti chiave da analizzare.

  1. Scelta dei materiali
  2. Design dell’imballo
  3. Abitudini del consumatore finale
  4. Politiche di smaltimento

Facciamo quindi una riflessione su quello che accade oggi.

 

1. Scelta dei materiali

La scelta dei materiali è sempre determinante. Dai materiali dipenderà l’impatto finale della confezione sull’ambiente. Esistono diverse soluzioni, dal biodegradabile al 100% come le bottiglie di Acqua S.Anna di cui abbiamo parlato in questo vecchio articolo, al materiale riciclabile al 100% per passare a materiali parzialmente riciclabili o di fatto difficilmente riciclabili per un uso misto di materiali che rendono complicato per il consumatore finale il riciclo dell’imballo.

Le aziende hanno una grande responsabilità nella scelta dei materiali, un recente articolo del Guardian analizza in modo critico la scelta di Coca Cola, Pepsi e Budweiser di non utilizzare alluminio riciclable per le loro lattine. Dalla loro scelta dipende tutto il ciclo di vita di quelle lattine.

 

2. Design dell’imballo

Ovviamente un design progettato in maniera intelligente può permettere all’imballo di utilizzare meno materia prima e questo è sicuramente un bene. Serve naturalmente un lavoro di ricerca e sviluppo sulla struttura dell’imballo e la chiara volontà da parte dell’azienda di muoversi in questa direzione. In questo senso il colosso Procter & Gamble ha deciso di raggiungere prima del 2020 un risparmio netto della materia prima di tutti i suoi imballi pari al 20% come è spiegato nei dettagli in questo articolo. Successivamente la struttura dell’imballo potrebbe essere pensata anche per uno smaltimento più facile e riavvolgibile nella compattazione.

 

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3. Abitudini del consumatore

Chiaramente è anche il consumatore stesso a fare la differenza, ma non possiamo certo sottovalutare l’importanza di una sensibilizzazione che partendo dalle aziende stesse può aiutarlo a comprendere l’importanza del suo gesto finale. La campagna di sensibilizzazione di COOP Italia relativa alla linea di prodotti Vivi Verde è un ottimo esempio, riduzione dell’imballo, scelta di materiali riciclabili oltre a una linea di prodotti che sposa il biologico. Coerenza su tutti i fronti.

 

4. Politiche di smaltimento

In questo sono le amministrazioni comunali che in Italia da comune a comume hanno la possibilità di complicare o semplificare la vita del consumatore per lo smaltimento dei rifiuti.

Infatti non solo non in tutti i comuni esiste la possibilità di uno smaltimento di tutti i materiali, ma esistono casistiche curiose dove alcuni materiali a seconda del comune vengono riciclati in modo differente. Penso al polistirolo in alcuni comuni smaltito come carta, in altri come plastica e in altri come indifferenziata. Scelte che non aiutano noi addetti ai lavori e il cliente finale ad avere chiaro cosa debba fare.

 

Conclusioni

Il problema del rispetto dell’ambiente passa sicuramente da scelte che tutti noi possiamo fare in prima persona. Nel mio caso progettando packaging funzionali che utilizzino materiali riciclabili al 100% e tutti noi ovviamente da consumatori possiamo fare la nostra parte con lo smaltimento finale.
Packaging In Italy è impegnata ogni giorno nella progettazione di packaging realizzati nel rispetto dell’ambiente, pensati per ridurre al minimo lo spreco di materie prime. È una scelta che il consumatore finale apprezza sempre di più e di cui beneficiamo tutti. Contattaci per conoscere i nostri servizi dedicati allo sviluppo del packaging, saremo felici di aiutarti a progettare un packaging pensato per rispettare l’ambiente e funzionale alle tue vendite.

 

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4 Commenti
  • Sabrina
    Rispondi

    Sono d’accordo nell’ evitare sprechi ed impatti ambientali e sono a favore di aziende che non sprecano imballaggi e materiale informativo del prodotto per un più corretto smaltimento ambientale. A proposito di questo, ho conosciuto di recente l’azienda SEiD che attraverso la realizzazione della propria etichetta permette ai consumatori di poter aver informazioni sul prodotto in formato digitale avvicinando semplicemente il nostro cellulare all’etichetta. In questo modo abbiamo tutte le informazione sul prodotto, comprese le promozioni o sconti, direttamente sullo smartphone senza nessuno spreco di materiale cartaceo.

    28 Gennaio 2015at20:00
  • Michele Bondani
    Rispondi

    Ciao Sabrina,
    grazie per il tuo commento.
    In effetti quando la tecnologia si unisce a finalità etiche nel rispetto dell’ambiente si ottengono sempre ottimi risultati per l’ambiente e per il consumatore finale.

    29 Gennaio 2015at9:41
  • Anna
    Rispondi

    Naturalmente il packaging è importantissimo ai fini della preservazione delle foreste e quindi smaltimento, inquinamento ecc. Tuttavia, è molto ipocrita il comportamento di talune aziende le quali, anziché prevedere un minore impatto ambientale nella fase della progettazione degli imballi, si limitano a fare pagare un euro le buste tutt’altro che in carta riciclata. Fermo restando che nessun consumatore butta via una buona busta di cartone dopo l’acquisto ma la riutilizza fino alla fine. Facile fare ambientalismo a spese del consumatore, come la Bialetti.

    6 Gennaio 2017at13:47

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