Imprenditori e packaging: ecco come dovrebbero essere le cose

Se il tuo lavoro è una delle cose più importanti della tua vita, abbiamo almeno una cosa in comune. Te lo dico perché io amo tanto il mio lavoro, ma questo comporta anche qualche piccolo effetto “collaterale”. Ad esempio, se entro in un negozio, in un supermercato o anche in un semplice bar, non riesco proprio a starmene tranquillo. I prodotti esposti catturano la mia attenzione e anziché pensare ai miei acquisti analizzo le confezioni. Lo dico perché immagino sia così anche per quegli aspetti del tuo lavoro che ritrovi nella vita di tutti i giorni. Accade quando il tuo lavoro è una priorità nella tua vita quotidiana: non stacchi mai la spina e il cervello è sempre in movimento su nuovi progetti e sviluppi.

Questo mi ha portato a fare alcune riflessioni. Un elemento che ho notato nella grande distribuzione organizzata è che se da una parte l’organizzazione dei punti vendita sta facendo passi da gigante (esposizione prodotti, percorsi intelligenti per stimolare l’acquisto, casse automatiche, ecc) dall’altra, i prodotti sugli scaffali restano immutati. Mi spiego meglio, il 55% di ciò che vedo in corsia è fermo a standard che “forse” potevano essere accettabili 30 anni fa, ma che oggi proprio non hanno ragione di esistere.

In pratica, mentre tutto il mondo retail si innova, la confezione di buona parte dei prodotti in vendita, è ferma agli anni ‘80 come se il muro di Berlino fosse ancora alto e nessuno avesse intenzione di farlo cadere.

 

Eppure in molti casi si tratta di nuovi prodotti, nuovi ma sviluppati con un’ottica arretrata.

È questo che mi ha portato a farmi alcune domande e ad approfondire il ragionamento per capire meglio dove nasce il problema e la risposta per quanto scomoda è evidente: alcuni imprenditori ragionano nel 2017 con gli standard del 1987.

Ooohì, sveglia! Sono passati trent’anni. Può essere che l’innovazione del prodotto non sia gradita agli imprenditori italiani? No, non è così!
Molti però non lo capiscono e le loro aziende sono in sofferenza, rimangono sul prodotto o sul servizio mentre il mondo si muove su altri binari e questi imprenditori sono destinati a rimanere seduti su un treno fermo che non partirà mai più.

 

 

La verità è che l’imprenditore non si occupa di sviluppare il packaging, si occupa di una cosa ancora più importante: la scelta di collaboratori e fornitori. E qui nasce il vero problema, infatti il criterio con cui vengono individuate le agenzie che dovranno sviluppare il packaging non ha nulla a che fare con i risultati (la capacità di incrementare le vendite), ma ha solitamente a che vedere con questi fattori:

  • Agenzia con titolare amico dello stesso imprenditore
  • Agenzia che lavorava con il papà dell’imprenditore trent’anni fa
  • Agenzia che realizza lavori creativi partendo dalla creatività
  • Agenzia storica e conosciuta, quindi lavora bene
  • Agenzia blasonata che ha fatto alcuni lavori importanti nei decenni precedenti

 

B.A.S.T.A.

Non sono questi i motivi che faranno andare avanti il tuo business.

 

Quelli sopracitati, bene o male sono i criteri di scelta adottati dagli imprenditori e questi sono i motivi che determinano una corsia popolata al 55% di prodotti invendibili nel contesto commerciale di oggi.

 

Cosa dovrebbe fare un imprenditore oggi?

La scelta del packaging e del marketing del prodotto non sono semplici e richiedono un’attenta analisi, ma è evidente che anche senza essere esperti di marketing esistono alcuni parametri che qualsiasi imprenditore dovrebbe saper valutare. Questo richiede però di lasciare da parte gli standard del passato e iniziare a ragionare solo su dati concreti e misurabili.

 

I packaging che continuano a essere sfornati oggi – rovinando prodotti validi e a volte anche intere aziende – sono il risultato di una mentalità imprenditoriale arretrata in cui si considerava la confezione un oggetto dalla bellezza soggettiva, per questo si sceglie l’agenzia che ho menzionato sopra “hanno vinto dei premi, sono molto creativi e li conosciamo da sempre”. A questo si aggiunge una visione semplicistica dal punto di vista imprenditoriale, pensando che oggi basti avere il prodotto “perché è la qualità del nostro prodotto che conta. È il migliore”.

 

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In questo modo invece si raccolgono in maniera ripetuta fallimenti con packaging fatti a stampino. Basta guardare la corsia del supermercato: prodotti che si assomigliano in tutto e per tutto e che replicano tutti gli stessi errori, dicendo cose che andavano bene 30anni fa, come se fosse una cosa normale e pensando che il mondo non sia cambiato.

 

La maggior parte delle agenzie presenti sul mercato non si è innovata cercando di applicare studi di marketing allo sviluppo grafico del packaging, ma si è limitata a replicare ciò che è funzionato in passato senza porsi domande. Ora capirai meglio il limite di questo approccio e il perché di molti insuccessi commerciali.

 

Il Packaging Positioning non è per tutti

Me ne sono accorto a mie spese in questi anni.

Pensare di poter ottenere risultati soddisfacenti lavorando con imprenditori che fanno le stesse cose che facevano nel 1985 è impossibile. Questo perché realizzare un packaging positioning non è un lavoro limitato allo sviluppo grafico (quello è ciò che fanno le agenzie generaliste e creative).

 

Per capirci, se lavori con un imprenditore dalla mentalità arretrata non potrai:

  • Raccogliere un brief esaustivo (non vorrà condividere con te alcune informazioni che invece sono vitali per lo sviluppo del suo lavoro)
  • Scommettere cambiando rotta (in molti casi bisogna fare scelte coraggiose lasciandosi guidare, guarda a questo proposito il caso studio Majani dove abbiamo cambiato il packaging e il naming di un prodotto che aveva 180 anni di storia)
  • Fidarsi dei “Professionisti” nel settore del marketing (cercare partners giusti che ti fanno comprendere in modo tangibile il perché di scelte differenti da quelle fatte fino ad oggi).

 

Gli imprenditori che innovano scelgono il Packaging Positioning

The head + piccolaL’ho constatato direttamente con ogni lavoro di Packaging In Italy: tutti i nostri clienti hanno fatto scelte coraggiose e innovative perché questo è ciò che richiede il marketing quando bisogna adeguarsi ai tempi rompendo i cliché del passato.

Ed è in questo che l’imprenditore fa la differenza!

Ragionare come se fossimo negli anni ‘80 significa aspettarsi che i clienti comprino come facevano negli anni ‘80, ma le cose sono cambiate e accorgersene è il primo passo per migliorare le vendite dei propri prodotti.

 

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